La cintura di Afrodite

La cintura di Afrodite

La cintura di Afrodite
La bellezza delle dee e l’anima delle donne
Percorsi onirici e mitologici del femminile
Progedit Link

copertina

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L’analisi è un cammino conoscitivo che si svolge in un territorio sconfinato di immagini, attraverso cui è possibile raffigurare in modo unico e irripetibile la propria fisionomia interiore. Il terapeuta è chiamato a riconoscere il vero volto di chi gli sta di fronte, la verità che si cela dietro ogni forma di mascheramento. Il bisogno di autenticità emerge anche dietro le costruzioni difensive, e le storie di molti pazienti rivelano un nucleo di sofferenza che nasce dall’impossibilità di conciliare parti antitetiche di sé, dal rifiuto della complessità, dal conflitto tra ideale e reale. La coesione del Sé, la sua unicità deve strutturarsi proprio a partire dal dialogo tra opposti, e il modo privilegiato per accedere pienamente a se stessi è visitare quell’universo dimenticato e per certi versi “oscuro” che svela le forme e le dinamiche della realtà interiore. Le immagini oniriche mettono continuamente in discussione la coscienza, spezzano le sue connessioni, aprendo nuovi punti di vista. Questo è particolarmente vero quando la dimensione individuale attinge al patrimonio simbolico universale che caratterizza anche l’arte e la mitologia. La psicologia analitica, se intesa come ‘attività estetica’, deve “recuperare” il mito di Afrodite. Non a caso, nel libro, la dea ha il compito di vivificare quelle immagini che, rivelando un particolare processo trasformativo o un aspetto della dimensione amorosa, mostrano le affinità simboliche di un sogno col mito corrispondente. Profondo ‘legame simbolico’ tra donne e dee, la cintura di Afrodite ci induce a ripensare il tema dell’Armonia e della Bellezza, nei termini di una psicologia archetipica che si fonda sul ritorno alla realtà immaginaria. In questo senso Bellezza, Afrodite e ‘anima’ convergono nel multiforme universo psichico, che fa da specchio al numinoso e inesauribile potenziale della dea.

Ringrazio quanti hanno dedicato spazio e attenzione al mio libro, in particolare:
apuliamagazine, Barinedita, Centro studi e ricerche Psyché,  il Corriere di Puglia e Lucania, culturaweb, Delt@iltuogenered’informazione, Diritto & Famiglia, Go-Bari, Il portale delle donne, il Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale del Consiglio Regionale della Puglia, Il Tacco di Bacco, la Feltrinelli Libri e Musica di Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta Meridionale, La Repubblica di Bari, la Rete delle reti femminili, Mondo Editoriale, Piazzanews, Puglia events, Puglia in, Puglia Libre, Puglialive, Radio Made in Italy e, in generale, gli organizzatori delle varie manifestazioni culturali e lo staff della Progedit. Mi scuso per le eventuali omissioni.

Gallery presentazione alla libreria Feltrinelli – Bari 5 giugno.

Foto tratte dai servizi fotografici dell’arch. Vito Palmisani ©viphoto e dell’ing. Luciano Anelli
(Feltrinelli, Bari, 05-06-2013)

Presentazione a cura del dott. Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, del dott. Gino Dato, giornalista, editore Progedit, della dott.ssa Marialuisa Vallino, autrice del libro.

Gallery presentazione alla libreria Roma – Bari 3 luglio.

Foto tratte dai servizi fotografici di Michele Falcone e Luciano Anelli (Libreria Roma, Bari, 03-07-2013) 

Gallery presentazione al Festival “Il libro possibile” XII Ed. – Polignano a Mare, 11 luglio.

Foto tratte dal servizio fotografico di Luciano Anelli (balconata S. Stefano, Polignano a Mare, 11-07-2013). Altre foto(4-6): dott.ssa Rosa Iannuzzi

Presentazione a cura del dott. Manlio Triggiani, scrittore, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, introduzione del dott. Gino Dato, giornalista, editore Progedit.

Gallery presentazione al Sovereto Festival – 25 luglio.

Foto tratte dal servizio fotografico di Luciano Anelli (Borgo antico, Sovereto, 25-07-2013).

Un suggestivo percorso onirico-mitologico, in forma di reading. Con la partecipazione dell’autrice, degli attori Donato Bottalico e Benedetta Lusito e del presentatore Pierluigi Auricchio.

Venerdì 22 novembre, alle ore 11 presso il Consiglio Regionale della Puglia (Via G. Capruzzi 212-Bari)  nell’ambito dell’iniziativa “Donna, culture e libertà”.

Spazio recensioni

“L’anima delle donne svelata da Marialuisa Vallino” di Rosalia Chiarappa, Martedì, 29 Aprile 2014, apuliamagazine

Difficile appassionare il lettore con storie di sofferenze e di conflitti tra ideale e reale. Eppure la psicanalista Marialuisa Vallino, con il suo libro “La cintura di Afrodite”, edito da Progedit, lo fa e, affrontando temi complessi con un linguaggio facilmente comprensibile e senza banalizzare la materia, si rivolge al largo pubblico interessato all’approccio psicodinamico. E avvicina il lettore a piccoli passi, attraverso quel patrimonio simbolico universale che caratterizza anche l’arte e la mitologia, alla psicologia analitica, in cui proprio la dimensione mitica gioca un ruolo importante. E, soprattutto, non può prescindere dal recupero di un mito fondante come quello di Afrodite, richiamata nel titolo del testo stesso. L’autrice assegna alla dea il compito di svelare le affinità simboliche tra immagini oniriche e mito in modo tale da fornire al lettore un quadro chiaro del profondo legame tra donne e dee. Il filo conduttore di tutta l’opera è quello che lega le storie di analisi raccontate dall’autrice che sottolinea il ruolo della fantasia senza rinunciare ad una dimensione scientifica e segue una costante ricerca di collegamenti fra le tematiche mitiche e religiose con la esperienza clinica e con l’attività psicoterapeutica. Marialuisa Vallino è psicologa analista e ha condotto seminari su “Mitologia, sogno e psicanalisi”. Autrice di diversi saggi e articoli, in “La cintura di Afrodite” ha voluto porre l’accento su storie accomunate da un nucleo di sofferenza che nasce dall’impossibilità di conciliare parti antitetiche di sé e pescando a piene mani nel mito spiega attraverso le antiche favole il sorgere di complessi, come quello materno, che emergono dai racconti dei sogni dei suoi pazienti riportati con il consenso degli stessi. E, pur facendo propria la tesi di Albin Lesky (Storia della letteratura greca, voi. I, il Saggiatore, Milano 1973) che “avevano torto quanti hanno cercato di spiegare l’evoluzione di questi miti riconducendoli tutti a una sola radice”, accompagna il lettore alla scoperta delle profonde affinità tra le immagini archetipe presenti in storie, leggende e favole e in un gran numero di religioni. Un esempio per tutti: la conchiglia da cui nasce Afrodite, motivo ricorrente dei reperti ellenistici, è presente presso gli Aztechi, dove rappresenta il principio femminile e la nascita della vita, e anche presso i Maya, dove diviene invece l’emblema del mondo infero. La conchiglia, dunque, è il simbolo di nascita e rinascita: bivalve venivano sistemate nelle tombe o poste attorno al collo dei defunti nei culti funerari cinesi, indiani, africani.  E il potere magico delle conchiglie è presente perfino nella tradizione Apache. Attraverso Afrodite e la sua cintura, quindi, il lettore avrà modo di scoprire mondi reali e mentali, approdando, proprio come fece la dea dal mare sull’isola di Citera o di Cipro, in territori diversi da quelli conosciuti.

“La cintura di Afrodite. La bellezza delle dee e l’anima delle donne: Dai sogni al mito” di Maddalena Candeliere, Lunedì 10 Giugno 2013,  libri-bari.blogautore.repubblica.it.

Come si deduce già dal titolo, questo saggio di Marialuisa Vallino presentato lo scorso 5 giugno alla Feltrinelli di Bari miscela il mondo dei miti antichi con la psiche delle donne, descrivendo fasi ed esperienze di gente reale attraverso il racconto e l’analisi dei sogni dei suoi pazienti. Il legame tra opposti è al centro della tematica affrontata dalla psicanalista nel corso delle storie d’analisi presentate nel volume. Vari punti di vista si diramano a partire dalle immagini oniriche che permettono alla Vallino di attraversare percorsi differenti a seconda dei casi, studiandone la dimensione individuale e cercando di recuperare la sfaccettatura mitica. La scelta della dea Afrodite è espressamente un segno di interesse verso la corrispondenza stretta che l’autrice nota tra le dee e l’universo femminile. Il mondo onirico diventa lo specchio dell’anima delle donne, in cui si riflette una sfera immaginaria ma allo stesso tempo reale in cui converge la psiche sorprendente e misteriosa del singolo. Sogni ricorrenti che ci “perseguitano” per svariate notti e che ci portano ad interrogarci sul loro significato e sull’universo interiore di ognuno di noi. Sono questi gli elementi caratterizzanti della scrittura dell’autrice. Altro punto nodale del saggio è il processo di metamorfosi, “che in analisi coincide con il mutare atteggiamento” e che nell’esposizione della Vallino “vuole cogliere, trattenere ciò che è per definizione inafferrabile”. “La cintura di Afrodite. La bellezza delle dee e l’anima delle donne” (Progedit editore, pag. 101, € 16,00) espone problematiche di tutti i giorni, ma lo fa in maniera diversa, con la consapevolezza e la volontà di introdurre il lettore in una connessione con la propria interiorità con l’uso di esempi semplici e chiari che siano facilmente comprensibili da ognuno. L’autrice sottolinea dunque l’importanza dell’immaginazione e rimarca il concetto del mito che negli ultimi tempi sta tornando alla ribalta, con l’ausilio di archetipi tipici dell’uomo.

Salone Internazionale del Libro di Torino
Afrodite: la Grande Dea di Cipro e il suo universo simbolico

Afrodite: la Grande Dea di Cipro e il suo universo simbolico

Testa di Afrodite
II-I sec. a.C.
Kourion, Villa dei Gladiatori,
Scavi del Dipartimento di Antichità
Museo di Episkopi

 

Inno:

Canterò la bella, veneranda Afrodite dalla corona

d’oro, che protegge le mura dell’intera Cipro

circondata dal mare, dove l’umido soffio di Zefiro

la portò sopra l’onda del mare risonante,

nella morbida spuma. Le Ore dall’aureo diadema

la accolsero con gioia e le fecero indossare vesti divine;

sul capo immortale le posero una bella corona

d’oro, ben lavorata, e ai lobi forati appesero

fiori d’oricalco e d’oro prezioso;

le ornarono il collo delicato e il petto bianchissimo

con collane d’oro, che le stesse Ore

dall’aureo diadema indossano quando si uniscono

all’amabile danza degli dèi, nella casa del padre.

Quando terminarono di ornare le sue membra,

la presentarono agli immortali: vedendola, essi

le davano il benvenuto, le tendevano le mani, e ciascuno

desiderava portarla a casa sua come legittima sposa,

poiché ammiravano l’aspetto di Citerea coronata di viole.

Salve, dea dolcissima dagli occhi brillanti: concedimi

la vittoria in questo concorso, e ispira il mio canto.

E io canterò te e anche un’altra canzone (1).

A margine di questo componimento poetico che glorifica la bellezza di Afrodite, una precisazione: l’intento di chi scrive è quello di accogliere la dea nella psicologia, non certo per fondare un moderno santuario, ma per recuperare la sua immensa portata simbolica. Occorre superare le riduttive definizioni, quali mero Principio di Piacere, per poter rendere giustizia ad Afrodite, riconsegnando la sua figura a quella dignità mitica che ne fece, in tempi a noi lontani, una funzione trascendente. La bellezza che celebreremo, attraverso l’archetipo Afrodite, non è l’estetica dell’ornamento, ma la complessità che naturalmente emerge dai suoi numerosi epiteti, dalle rappresentazioni figurative, dalla varietà dei miti che la riguardano. La bellezza della dea, come ricorda Hillman, è espressione del dispiegarsi del giusto senso al tempo giusto, come sembra suggerire la presenza delle Ore, al momento del suo apparire tra i mortali. La sfera della bellezza, come ho precisato nel mio saggio, “La cintura di Afrodite”, riguarda soprattutto l’intensità dell’esperienza estetica, fondata sull’attività immaginativa, che rende possibile l’apertura simbolica in grado di congiungere gli opposti, favorendo nuove opportunità di crescita. La vita richiede attenzione e passione, la ricerca continua di senso che attraversi le vie “infere” e le vie “supere”. Afrodite insegna che occorre aprirsi al mondo, uscire dai limiti ristretti del narcisismo e del soggettivismo, ricreare se stessi mediante l’istinto e plasmare l’esperienza in un confronto dialogico con gli altri. La sfera della psicologia, al pari di Afrodite, include ogni forma di Verità creata dai contrasti dell’anima…e la mitologia ci mette in grado di percepire ed esperire la vita dell’anima in maniera universale.

Afrodite: dal greco Άφροδίτη, dea greca della bellezza, dell’amore e della fertilità, identificata con la Venere romana. Nonostante l’origine non greca, il suo culto fu estremamente diffuso nel mondo greco e greco-coloniale; i santuari più importanti erano a Pafo, Amatunte, nell’isola di Cipro, Corinto, Erice. Dati archeologici, letterari ed epigrafici, sottolineano la centralità di Afrodite nel pantheon locrese (Locri Epizefiri)Secondo Esiodo (Teogonia), la dea sarebbe nata dal membro evirato di Urano e rappresenterebbe una forza naturale pre-cosmica; in Omero invece è figlia di Zeus e Dione. Platone distingue tra una Afrodite Urania, identificandola con l’amore celeste, e una Afrodite Pandemia, personificazione dell’amore terreno. Le sue prerogative, in realtà, erano molteplici e il mito ci tramanda la relazione della dea con le forze indomite della natura.

Epiteti e funzioni:

Afrodito (Ἀφρόδιτος), Afrodite in forma maschile, proviene da luoghi di culto in cui la dea veniva venerata in forma maschile; Macrobio nei Saturnalia (3. 8. 2-3) rivela la presenza di una statua eretta a Cipro, in cui Afrodite è raffigurata con corpo di donna e barba sul volto. Probabilmente, ci si riferisce alla doppia natura della Dea; 

Ambologera (ἀμβολογήρα), colei che non invecchia mai, colei la cui bellezza non deperisce. Pausania lo riferisce come un epiteto della dea presso gli spartani;

Anadiomene (ἀναδυομένη), l’emergente, colei che sorge dalle acque, in riferimento all’Afrodite Anadiomene, un dipinto andato perduto di Apelle di Kos;

Androphonos, sterminatrice di uomini, assassina;

Anosia, l’empia;

Basilis, regina;

Callipigia, dalle belle natiche, compare in Ateneo;

Chryse, l’aurea;

Chrysostephanos, la Dea con la corona d’oro;

Cipride (κύπρις), letteralmente, originaria di Cipro, in riferimento al mito che la vede sorgere dalla spuma del mare presso Cipro (dove la dea godeva di un culto particolare). Il termine compare per la prima volta in Omero;

Colpode (κολπώδες), sinuosa, in riferimento alla dea che indossa il kolpos ovvero quella parte del chitone ionico che fascia morbidamente il seno;

Cytherea con riferimento al suo approdo sull’isola di Citera;

Despina (δέσποινα), sovrana, (prosatori attici);

Dolòploke, tessitrice di inganni;

Enoplia, incatenata;

Epitymbia, colei che sta sulle tombe;

Etera (ἑταίρα), amica, compagna, etera;

Filommedea, amante dei genitali, “perché apparve dai genitali [il membro evirato di Crono]” (Esiodo, Teogonia );

Genetyllis, sulla costa attica, come divinità tutelare della nascita;

Idalia, venerata nel santuario di Idalio, nell’isola di Cipro;

Kyprogenea, dea nativa di Cipro;

Melena o Melenide, la nera;

Morfo (μορφώ), letteralmente, colei che ha una forma. Intesa come armoniosa e come sinonimo di bellezza, compare in Licofrone e Pausania;

Ourania, la Dea celeste;

Pandemia Nel Simposio di Platone (discorso di Pausania) si distingue tra Afrodite Pandemia o popolare, figlia di Zeus e di Dione e Afrodite Urania o celeste, figlia del dio del cielo Urano e priva di madre;

Pasiphaessa, colei che splende ovunque;

Persephaessa, come regina degli inferi;

Polikilòtron, seduta su un trono variegato, immagine presente in Saffo; la divinità in Età Arcaica era infatti spesso raffigurata assisa sul suo trono;

Porne (πόρνη), meretrice;

Skotia, la scura;

Sosandra, colei che salva gli uomini;

Tymborychos, la seppellitrice;

Vergine, colei che è una in se stessa.

Pétra tou Romíou

Prima tappa: Cipro

L’isola di Cipro venne considerata nell’antichità come il luogo di nascita di Afrodite: Omero sottolineava, attraverso l’epiteto Κύπρις, il legame tra la divinità ellenica tutelare dell’amore e l’isola di Cipro. Anche Esiodo ci tramanda un’Afrodite Cyprogenea ché nacque in Cipro, molto battuta dai flutti. A sud dell’isola, non troppo distante dalla città di Pafo, c’è un luogo chiamato Pétra tou Romíou dove la tradizione colloca l’approdo della dea veneranda e bella. Cipro, in epoche diverse, e attraverso le varie dominazioni, conobbe il culto di una Grande Dea, legata alla fertilità, inizialmente venerata in forma aniconica, e successivamente identificata con Afrodite. I riti compiuti in suo onore ci vengono tramandati da Licofrone, Catullo, Virgilio, Pausania. Il percorso indicato vi permetterà di seguire le orme di Afrodite nel luogo associato alla sua origine, visitando i siti archeologici dedicati al suo antico culto, tra i quali quelli di Palaipafos (Kouklia), dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, Amathous e Kition. Questi tre siti principali sono a loro volta collegati ad altri siti e musei che espongono oggetti cultuali associati alla dea. Itinerario culturale

Seconda tappa: Iconografia

L’immagine di Afrodite compare in numerosi esemplari, fin dall’epoca arcaica, nella ceramica, nella scultura, in pittura, su conii. Tra i rilievi, particolare importanza rivestono quello del Trono Ludovisi (Roma, Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps) e la figura del frontone orientale del Partenone (tav.1); tra le statue sono da ricordare quelle che si ispirano all’Afrodite Cnidia di Prassitele, e all’Afrodite Anadiomene di Apelle.

Tav.1:

Hestia, Dione e Afrodite dal frontone orientale del Partenone 447-432 a.C., marmo, altezza di Dione cm 140 Londra, British Museum

Hestia, Dione e Afrodite dal frontone orientale del Partenone
447-432 a.C., marmo, altezza di Dione cm 140
Londra, British Museum

Nel frontone orientale del Partenone, il gruppo di figure acefale (da sin.): Hestia, Dione e Afrodite. Afrodite riposa, sciolta e rilassata, in grembo alla madre Dione, che la sorregge con le ginocchia e le cosce. Il braccio sinistro di Dione circonda la spalla sinistra di Afrodite. Con l’avambraccio destro, Afrodite si appoggia al grembo della madre in atteggiamento disteso. Le vesti avvolgono i corpi vigorosi e pienamente sviluppati. Il gioco delle loro pieghe è veramente un’eco centuplicata dell’immagine (Goethe). Un evidente legame simbolico si attua nell’inscindibile raffigurazione del gruppo, non solo per la fusione tra corpo e veste, ma anche per la fusione tra madre e figlia. Le due figure fanno pensare a due precise e inconfondibili individualità che convergono in un’arcaica rappresentazione del femminile: secondo W. Fuchs, Afrodite guardava nello specchio d’oro posto nella sua mano sinistra e contemplava così, contemporaneamente, se stessa e la madre.

AFRODITE: GALLERY

Terza tappa: L’amore

Afrodite tra Ares ed Efesto

“Ares Ludovisi”, Età romana, con interventi di restauro ad opera del Bernini, Roma, Museo Nazionale a Palazzo Altemps.
Efesto (Vulcano), Marmo di Guillaume Coustou, Museo del Louvre, Parigi.

Ares è associato al furore bellico, mentre Efesto è noto come dio dell’elemento igneo, abile nell’arte di lavorare i metalli. Secondo Omero, sia Efesto che Ares erano figli di Era e Zeus, versione che non trova corrispondenza in Esiodo. Efesto fu allontanato dalla sacra soglia dell’Olimpo in ragione della sua deformità fisica, recando, sin dal momento della sua nascita, non solo i segni fisici di una disabilità, ma anche la ferita infertagli dai genitori, attraverso il rifiuto. Efesto, il dio-fabbro zoppo, “signore” dell’elemento igneo e dei metalli, doveva essere in origine un dio del passaggio nell’aldilà, storpio perché segnato dall’iniziazione, opportuno paredro della Grande Dea da cui derivò Afrodite. Il dio, in termini simbolici, rappresenta una particolare modalità di entrare in rapporto con la vita, decisamente antipodica rispetto a quella di Ares. In Omero, la moglie di Efesto è Afrodite, colta in flagrante adulterio ed esposta dal marito allo scherno degli dei, insieme al suo amante Ares. La visione negativa di Ares ci viene tramandata prevalentemente da Omero: i passi dell’Iliade ce lo presentano con vivide immagini, come amante dei combattimenti, desideroso di sangue e di strage, ma del dio si conoscono e apprezzano anche il coraggio e il ruolo di “guida degli uomini giusti” (Inno ad Ares) (2). Se accostato ad Afrodite, genera Eros, Armonia, Anteros, Deimos e Phobos, tutte “caratteristiche” che attengono alla dimensione amorosa. Come ricorda Jean Shinoda Bolen (3), l’archetipo Ares è presente nelle reazioni appassionate e intense. Ares, quindi, nei suoi aspetti migliori, può essere associato alla forza interiore che è in grado di mettere in moto l’eros, mentre Efesto “crea” la relazione partendo dalla “fucina dell’anima”, e il suo matrimonio con Afrodite è fondato non tanto sulla passione travolgente, quanto su quella inespressa, vissuta interiormente, tipica degli introversi. Afrodite, per quel che attiene alla sfera delle relazioni, agisce sulle due opposte polarità divine maschili, generando la passione e la possibilità di vivere un amore travolgente (Ares/Eros), e offrendo l’opportunità di cogliere, attraverso l’innamoramento, nuove risorse interiori e una maggiore fiducia nelle proprie capacità (Efesto). Afrodite è moglie infedele perchè ha bisogno di sperimentare tanto l’eros travolgente quanto una certezza di stabilità, di muoversi cioè tra la profondità dei sentimenti (Efesto) e la loro espressione concreta (Ares). L’ambito rappresentativo di Efesto risulta limitato se non lo si integra con quello di Ares e il discorso è reversibile. Un amore, oltre che sulla passione, dovrebbe fondarsi sulla costanza e la progettualità, la creazione continua. La fucina di Efesto è il laboratorio interiore da cui partire, e il fuoco di Ares è anche l’elemento con cui Efesto può forgiare “oggetti” preziosi, liberando il rapporto da un eccesso di Deimos e Phobos, il terrore dell’abbandono, la paura di lasciarsi andare. Come Efesto, ognuno di noi, ricorda Hillman (4), porta una ferita genitoriale e ha un genitore ferito. L’amore, insegna il mito, è una traiettoria di senso tra il dolore e la capacità di credere in una rinascita, che dobbiamo percorrere con sentimento e coraggio.

Marialuisa Vallino

Note:

1: VI. Inno ad Afrodite, in Inni omerici, a cura di Giuseppe Zanetto, BUR, RCS Libri, Milano, seconda ed.

2: VIII. Inno ad Ares, op. cit.

3. J.S. Bolen, Gli dei dentro l’uomo, Astrolabio, Roma.

4. James Hillman, Saggi sul puer, Cortina, Milano.

Per approfondire:

Bolen Shinoda Jean, “Le dee dentro la donna”, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1991,

Bolen Shinoda Jean, “Gli dei dentro l’uomo”, Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1994,

Esiodo, “Teogonia”, a cura di Graziano Arrighetti, BUR, Milano, XIII ed., 2004,

Graves Robert, “I miti greci”, trad. it. di Elisa Morpurgo, X  ed., Longanesi, Milano 1994,

Hillman James, “L’anima del mondo e il pensiero del cuore”, Adelphi, Milano, terza ed., maggio 2005,

Hillman James, “La giustizia di Afrodite”, Edizioni La Conchiglia, Capri, 2008,

Kerényi Károly, “Gli dei e gli eroi della Grecia”, il Saggiatore, Milano, 2001,

Omero, “Iliade”, traduzione di Giovanni Cerri, BUR, I classici blu, Milano, 2005,

Omero, “Odissea”, a cura di E. Cetrangolo, RCS Libri, S.P.A., Milano, 4° ristampa, 2004,

Platone, “Simposio o sull’amore”, traduzione e cura di F. Zanatta, Universale economica Feltrinelli, Milano, quinta ed. gennaio 2006,

Vallino Marialuisa, “La cintura di Afrodite. La bellezza delle dee e l’anima delle donne”, Progedit ed., Bari, 2013.